Gli acidi grassi omega-3 sono noti per i loro effetti antinfiammatori e protettivi sulla salute cardiovascolare. Uno dei meccanismi attraverso cui gli omega-3 esercitano i loro effetti benefici è la loro capacità di competere con gli acidi grassi omega-6, come l’acido arachidonico (AA), per essere convertiti in prostaglandine e altri mediatori infiammatori.

L’acido arachidonico viene convertito in prostaglandine infiammatorie dalle enzimi delta-5 e delta-6 desaturasi, mentre gli acidi grassi omega-3 come l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) vengono convertiti in prostaglandine anti-infiammatorie. Questa competizione è influenzata dalla disponibilità degli acidi grassi omega-3 e omega-6 nella dieta, nonché dalla capacità del corpo di convertire gli acidi grassi essenziali in EPA e DHA.

In particolare, l’enzima delta-5 desaturasi è importante per la conversione dell’acido di gamma-linolenico (GLA) in acido di diomo-gamma-linolenico (DGLA), che è un precursore delle prostaglandine anti-infiammatorie. Tuttavia, l’enzima delta-5 desaturasi è anche coinvolto nella conversione dell’acido linoleico (LA) in acido arachidonico (AA), che è il precursore delle prostaglandine pro-infiammatorie.

L’olio di krill è una fonte di acidi grassi omega-3 altamente biodisponibile, poiché gli omega-3 sono presenti sotto forma di fosfolipidi, che sono facilmente assorbiti dalle membrane cellulari. Inoltre, l’olio di krill contiene anche astaxantina, un antiossidante che può avere effetti protettivi sulla salute cardiovascolare.

Uno studio pubblicato sulla rivista “Lipids in Health and Disease” nel 2015 ha confrontato gli effetti dell’olio di krill e dell’olio di pesce sulla concentrazione di acidi grassi omega-3 nel sangue e sulla produzione di prostaglandine. Gli autori dello studio hanno osservato che l’olio di krill aumentava la concentrazione di EPA e DHA nel sangue più rapidamente dell’olio di pesce e riduceva la produzione di prostaglandine pro-infiammatorie, soprattutto attraverso l’inibizione dell’enzima delta-5 desaturasi.

Questi risultati suggeriscono che l’olio di krill potrebbe avere effetti antinfiammatori più potenti rispetto all’olio di pesce, probabilmente grazie alla sua maggiore capacità di inibire la produzione di prostaglandine pro-infiammatorie. Questo potrebbe avere importanti implicazioni per la prevenzione e il trattamento di patologie croniche associate all’infiammazione, come le malattie cardiovascolari, il diabete e l’obesità e l’artite.
Inoltre, un altro studio pubblicato sulla rivista “Nutrition & Metabolism” nel 2016 ha esaminato gli effetti dell’olio di krill sulla funzione immunitaria e infiammatoria in soggetti con sindrome metabolica. I risultati hanno mostrato che l’assunzione di olio di krill per 12 settimane ha migliorato i livelli di glucosio nel sangue, ridotto i livelli di trigliceridi e migliorato la funzione immunitaria.
Infine, un ulteriore studio pubblicato sulla rivista “Journal of the American College of Nutrition” nel 2015 ha dimostrato che l’olio di krill può anche avere effetti benefici sulla salute del cervello. In particolare, gli autori dello studio hanno osservato che l’assunzione di olio di krill per 12 settimane ha migliorato la funzione cognitiva e la memoria in soggetti anziani con lieve declino cognitivo.
In conclusione, l’olio di krill può essere considerato un alimento funzionale grazie ai suoi effetti antinfiammatori e alle sue proprietà protettive sulla salute cardiovascolare, immunitaria, articolare e del cervello, tra le altre.

Riferimenti

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